Holy Land Coordination 2023

“Partito di là, venne nella regione della Giudea e al di là del fiume Giordano. La folla accorse di nuovo a lui” (Mc 10, 1)

La Giordania è parte integrante della Terra Santa, in quanto luogo del battesimo del Signore e del suo primo ministero. La nostra presenza è stata definita dal Vicario patriarcale di Giordania, mons. Jamal Daibes, come più di un pellegrinaggio, anzi una “visita di comunione” con tutti coloro che vivono qui la loro fede cristiana.

In tutto il paese siamo stati accolti nelle comunità parrocchiali, molte delle quali abbiamo trovato vivaci. Come ha riflettuto Papa Francesco durante la sua visita in Giordania: “Le comunità cristiane, presenti nel Paese fin dall’età apostolica, offrono il loro contributo per il bene comune della società nella quale sono pienamente inserite”. (Papa Francesco, Incontro con le autorità del Regno di Giordania, 24 maggio 2014). Le scuole cristiane sono state descritte come luoghi di fioritura umana e di incontro tra fedi. Siamo stati testimoni della sollecitudine profetica che i cristiani rivolgono alle persone con disabilità e alle loro famiglie. Abbiamo sentito parlare dell’importante ruolo che i cristiani svolgono nella costruzione di ponti di speranza tra le comunità. E abbiamo incontrato molti giovani cristiani che, pur affrontando importanti sfide sociali ed economiche, rimangono risolutamente impegnati ad arricchire sia la Chiesa che la società.

Incoraggiamo i pellegrini provenienti dai nostri diversi paesi a venire a incontrare queste comunità cristiane, oltre che a visitare i luoghi santi profondamente importanti della Giordania. Pregare ‘con’ e imparare dai cristiani del paese – le sue “pietre vive” – servirà ad espandere e rafforzare la fede dei pellegrini.

Come nei precedenti viaggi del Coordinamento di Terra Santa in Giordania, siamo stati testimoni degli sforzi instancabili e vitali di persone ispirate dal Vangelo per sostenere la dignità umana e difendere i diritti umani. Il più importante tra questi è l’aiuto a coloro che fuggono dalla violenza in Iraq, Siria e Yemen, attraverso la fornitura di alloggi, la formazione professionale, le strutture mediche, l’assistenza pastorale e la rappresentanza.

La Giordania oggi ospita più sfollati di quasi qualunque altra nazione. Coloro che abbiamo incontrato dall’Iraq hanno poca voglia di tornare a casa, a causa della continua insicurezza e della mancanza di opportunità. Incoraggiamo il trattamento dignitoso di tutti coloro che cercano rifugio qui, in particolare l’accesso all’assistenza sanitaria e il diritto al lavoro. Riconosciamo anche la pressione esercitata sulle comunità locali che hanno accolto le persone ma non dispongono delle risorse necessarie per soddisfare le loro esigenze, soprattutto alla luce del clima economico e degli alti livelli di disoccupazione. È fondamentale che i nostri paesi facciano la loro parte per alleviare la pressione sul popolo giordano, sia aumentando l’assistenza umanitaria sul campo sia estendendo una più ampia accoglienza ai rifugiati stessi.

Abbiamo sentito spesso parlare dell’alta considerazione di cui gode la famiglia reale hashemita come pacificatrice e promotrice del dialogo interreligioso. Siamo rimasti colpiti dal rispetto per la dignità umana che abbiamo visto in Giordania e da quanti cristiani apprezzano la sicurezza che il Paese offre loro. Ciò contrasta con le violazioni contro la dignità umana in crescita ovunque in Terra Santa. Condividiamo le profonde preoccupazioni espresse dagli Ordinari cattolici locali, nel loro recente messaggio d’Avvento, per le minacce alla coesistenza pacifica in Israele, per l’aumento della violenza in Cisgiordania, per la crescita sostenuta degli insediamenti, contrari al diritto internazionale, e per il più alto numero di vittime palestinesi in più di vent’anni. Facciamo eco all’appello dei leader della Chiesa per un autentico processo di pace radicato nel diritto internazionale, affinché al popolo palestinese venga garantita la libertà e siano rispettati gli eguali diritti di tutte le comunità. (Considerazioni dell’Assemblea degli Ordinari cattolici in merito ai  recenti sviluppi politici e sociali in Terra Santa, 12 dicembre 2022).

Dal monte Nebo, dove Mosè guardò per la prima volta la Terra Promessa, abbiamo visto una terra ora gravemente divisa; portiamo nei nostri cuori tutte le persone che abbiamo incontrato che anelano a un futuro migliore per se stessi, le loro famiglie e per le loro terre d’origine. Abbiamo ricordato il messaggio di Papa Benedetto XVI in quel luogo: “La memoria di Mosè ci invita ad ‘innalzare gli occhi’ per abbracciare con gratitudine non soltanto le opere meravigliose di Dio nel passato, ma anche a guardare con fede e speranza al futuro che egli ha in serbo per noi e per il mondo intero”. (Benedetto XVI, visita all’antica basilica del memoriale di Mosè, 9 maggio 2009).

Ci impegniamo a continuare a pregare e a difendere le nostre sorelle e i nostri fratelli in Giordania, Palestina, Israele e in tutta la regione, confidando nella promessa di Dio per tutti coloro che abitano in questa Terra.

Amman – 19 Gennaio 2023

Mons. Pierre Burcher, vescovo emerito, + Svizzera

Erwin Tanner-Tiziani, direttore di Missio, Svizzera

Mons. Nicholas Hudson, Inghilterra e Galles (presidente Hlc)

Mons. Nicolò Anselmi, Italia

Mons. Udo Bentz, Germania

Mons. Peter Bürcher, Danimarca, Finlandia, Islanda, Norvegia e Svezia

Vescovo Christopher Chessun, Chiesa di Inghilterra

Mons. William Crean, Irlanda

Mons. Michel Dubost, Francia

Mons. Martin Hayes, Irlanda

Mons. David Malloy, Stati Uniti d’America

Mons. William Nolan, Scozia

Mons. Paul Terrio, Canada

Mons. Joan-Enric Vives Sicilia, Spagna

Mons. Cyril Vasil, Slovacchia