Appello delle Chiese cristiane e della Comunità ebraica in occasione della Domenica e dello Shabbat dei rifugiati del 19 e 20 giugno 2021

Compassione e solidarietà in tempi di pandemia

Da oltre un anno la pandemia da coronavirus tiene col fiato sospeso la Svizzera e il resto del mondo. Ha stravolto le nostre vite sotto molteplici aspetti monopolizzando la nostra attenzione e i palinsesti di tutti i media. Di conseguenza, un tema di grande rilievo sta passando sempre più in secondo piano: il dramma di milioni di uomini, donne, giovani e anziani in fuga ogni giorno.

Naturalmente è comprensibile che in un’epoca come questa pensiamo di più a noi stessi, alle nostre famiglie e ai nostri amici, e che ci preoccupiamo per gli anziani nelle case di riposo o per le sorti del piccolo forno o del ristorante del nostro paese. Ma dovremmo forse dimenticare le sofferenze di tanti sfortunati che adesso ci appaiono ancora più lontani? No! Perché tutte queste persone che scappano da guerre, persecuzioni e violenze, ora devono fare i conti anche con il coronavirus, senza avere la possibilità di fare test, mettersi in quarantena o ricevere cure mediche adeguate in caso di contagio. La loro condizione dunque è ulteriormente peggiorata.

Se c’è una cosa che questa pandemia ci ha insegnato è che crisi di queste proporzioni non possono essere gestite a livello nazionale. E questo vale sia per le pandemie che per il dramma dei rifugiati. Un virus non conosce confini. I profughi, invece, devono continuamente fare i conti con frontiere sbarrate. Eppure sono esseri umani come noi, indipendentemente dalla loro nazionalità, origine o destinazione.

Il mondo ha dimostrato di che cosa è capace. Grazie alla cooperazione internazionale e allo stanziamento di ingenti somme di denaro, nel giro di poco tempo è stato possibile sviluppare vaccini efficaci che ci consentono di rallentare l’avanzata del virus. Ora, per lenire le sofferenze dei loro cittadini, gli Stati vogliono attenuare gli effetti economici e sociali della pandemia schierando risorse assai più cospicue. Non potremmo seguire il loro esempio per alleviare le sofferenze dei profughi? Basterebbero risorse infinitamente inferiori. Quel che occorre, invece, sono volontà, attenzione e soprattutto compassione. La compassione per i deboli, la solidarietà e l’aiuto disinteressato sono regole di comportamento che ritroviamo costantemente nelle Sacre Scritture, tanto nella Torah quanto nella Bibbia. Per questo, la Federazione svizzera delle comunità israelite e le Chiese nazionali svizzere esortano il mondo politico e la società civile a dimostrare compassione e solidarietà per i rifugiati anche in questi tempi così difficili. Nonostante le preoccupazioni sollevate dalla pandemia non dovremmo dimenticare né tanto meno ignorare le continue sofferenze dei profughi di tutto il mondo.

Rita Famos
Presidente della Chiesa evangelica
riformata in Svizzera (CERiS )

 

Vescovo monsignor Dr. Felix Gmür
Presidente della Conferenza
dei vescovi svizzeri (CVS)

 

Vescovo monsignor Dr. Harald Rein
Chiesa cattolica cristiana della Svizzera

       

Dr. Ralph Lewin
Presidente della Federazione svizzera delle comunità israelite

Domenica e Shabbat dei rifugiati 2021